Anpi Melegnano al Memoriale della Shoah in stazione Centrale a Milano
Febbraio 2, 2020“Binario 21”, un luogo storico autentico, mantenuto com’era durante la Seconda guerra mondiale
Domenica 2 febbraio 2020 alcuni cittadini melegnanesi si sono recati al “Binario 21”, il Memoriale della Shoah sito in stazione Centrale a Milano. Un piccolo viaggio della Memoria in un luogo nato per lo spostamento di merci e posta, utilizzato poi crudelmente per deportare gli ebrei italiani. Ester Nissin, guida al Memoriale, accoglie il gruppo Anpi Melegnano spiegando anzitutto che la scelta del termine “Shoah” al posto di “Olocausto” non è casuale. Olocausto infatti indica sacrificio, ma gli ebrei sono stati sterminati in modo metodico per il solo fatto di essere nati. Un’aberrazione, un evento devastante e unico, come la fine del mondo (in ebraico, appunto, Shoah). Dal Binario 21 partirono venti convogli bestiame diretti ai campi di concentramento e di sterminio, sui quali furono caricate moltissime persone; alcune catturate dai tedeschi altre denunciate dagli stessi italiani per ottenere la taglia promessa (cinquemila lire per un uomo ebreo, tremila lire per una donna e mille e cinquecento lire per un bambino). Il numero totale dei deportati non è ancora noto, ma si sa che in un unico convoglio partirono 605 persone e che in media su ogni vagone veniva stipato un centinaio di individui. Dei molti deportati, pochissimi sopravvissero e riuscirono a tornare a casa. Al termine della visita Melegnano Web Tv ha chiesto ad alcuni dei melegnanesi presenti di esprimere un pensiero su quanto avevano visto e ascoltato: «È stato interessante ripercorrere la storia, ricordando anche eventi precedenti a quel periodo nero e ascoltare anche i parallelismi con la società odierna. In particolare mi ha colpita molto il fatto che effettivamente le Leggi Razziali e la comunicazione del Regime, che le ha precedute, furono le prime fake news» ci dice una concittadina; «Anche il fatto che un meccanismo studiato per smistare la posta o le merci, molto ingegnoso tra l’altro e quindi positivo, sia stato poi utilizzato per portare avanti qualcosa di così perverso; è qualcosa che lascia esterrefatti», le fa eco un’altra . Tra i melegnanesi non mancano poi quelli già informati: «Conoscevo la storia del Binario 21, perché ne avevo sentito parlare dai miei figli che lo avevano visitato e anche dalla televisione, ma certo vederlo dal vivo, ascoltare la storia… esserci, fa effetto. Però, quasi paradossalmente, il momento più toccante per me è stato quello finale della riflessione all’interno della “stanza della meditazione”. In quel posto buio, con appena un cono di luce, mi sono ritrovata a pensare a ciò che dovevano aver vissuto le persone deportate, alla paura, al dolore… e lì, in qualche modo, mi sono sentita vicina a loro» dice ancora una signora, a cui si unisce subito il marito «Ero consapevole di ciò che avrei visto, forse perché ho letto diversi libri dei sopravvissuti e ho visto molti film e documentari sul tema, ma ho apprezzato molto il modo in cui la nostra guida ha raccontato i fatti non mancando di far riflettere sui fatti dell’epoca e quelli di oggi. Il momento che più mi ha colpito nel profondo è stato quando mi sono trovato davanti alla porta del vagone, lì ho pensato a cosa possano aver provato persone come me che si sono trovate davanti alla porta di un incubo senza fine».
E se è vero che «coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo» e che l’indifferenza è peggiore dell’odio perché colpevole, ci si augura che sempre più persone, adulti e ragazzi, possano portare dentro di loro la memoria di questi luoghi e di coloro che non ci sono più.
Elisa Barchetta