Ogni giorno otto marzo

Marzo 8, 2020 0 Di Redazione

Strano parlare di festa in un giorno, in un periodo come questo nel quale il contatto umano, la vicinanza, l’abbraccio sono un terreno di scontro fra bisogno e paura. 

La festa della donna non necessita però di festeggiamenti e celebrazioni, non è una festa ma una giornata riconosciuta a livello mondiale al fine di ricordarsi quanto ogni giorno si debba lottare per ottenere un’effettiva parità di genere. 

Servirebbero 365 feste della donna all’anno per non dimenticarsi che pareggiare i diritti significa riconoscere un valore che le donne esercitano da sempre nella società, riconoscere ruoli e mansioni lavorative che svolgono al pari degli uomini.

Tutto ciò risulta evidente ancor di più in questi giorni in cui vediamo oltre 400 mila donne impegnate in tutta Italia nel settore pubblico sanitario, donne che stanno affrontando ritmi di lavoro incessanti e grandi sacrifici per conciliare il proprio dovere professionale e sociale con quello familiare. 

Donne in prima linea nell’assistenza, nel soccorso, nella cura e nella ricerca, le stesse donne che supportano i compagni, che sostengono i familiari e che tranquillizzano i propri figli a casa da scuola.

Donne anche grazie alle quali vinceremo questo tremendo virus, perché attraverso la loro ricerca e conoscenza siamo riusciti a muovere i primi passi per isolare il germe che ci sta mettendo alla prova in modo così aggressivo.  

“Pensare che le donne per essere considerate al pari degli uomini nella società, non debbano essere solo uguali nei diritti, ma migliori nei comportamenti, non è femminismo, ma una sofisticata forma di maschilismo”, ci ricorda oggi la scrittrice Michela Murgia. Un pensiero che va letto e riletto per essere compreso fino in fondo, per capire che quel “dover dimostrare sempre di più, dover essere migliori” è un pregiudizio culturale che ci obbligherà ancora a grandi battaglie. 

Cominciamo da qui, svegliandoci domani e dopodomani come fosse ancora l’8 marzo. 

Elena Isella

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