Tribiano si candida per uno screening di massa sperimentale per il Covid-19

Marzo 25, 2020 0 Di Redazione

Il sindaco Roberto Gabriele: «Pronti a collaborare a tutti i livelli per trovare soluzioni e aiutare la Ricerca».

«Sulla scorta dell’esperienza del Comune di Vo’ Euganeo, comune tra i focolai dell’epidemia con dimensioni demografiche simili al Comune di Tribiano (entrambi circa 3000 abitanti), chiedo di valutare la possibilità che sulla popolazione tribianese possa essere eseguito uno screening di massa per la ricerca del Covid-19. Sarebbe un’iniziativa di buonsenso, peraltro confortata dalla scienza». È con queste parole che Roberto Gabriele, sindaco di Tribiano, in una lettera datata 25 marzo 2020 chiede al direttore generale dell’Agenzia di tutela della Salute (Ats) di Città Metropolitana di Milano di prendere in considerazione l’ipotesi di far diventare il suo comune il primo centro in Lombardia dove sperimentare lo screening di massa effettuando test su tutta la cittadinanza. Decisione presa dopo un confronto, avvenuto nei giorni precedenti, con i medici di base del territorio.

«Ritengo che potrebbe essere giusto e utile alla prevenzione e alla Ricerca estendere i tamponi a tutta la popolazione al fine di isolare i soggetti positivi asintomatici – continua Gabriele –. Come ente potremmo predisporre uno stanziamento di bilancio straordinario e la messa a disposizione di alcune strutture comunali. Mi rendo pertanto disponibile a condividere con Ats le strategie di tipo organizzativo da mettere in campo, affinché quanto richiesto trovi applicazione».

Rimane da comprendere come Ats valuterà la proposta del sindaco, dal momento che, come si legge sul sito del Ministero della Salute «Secondo le indicazioni del Consiglio superiore della Sanità, sulla base delle evidenze scientifiche finora disponibili, non è raccomandata l’esecuzione del tampone ai casi asintomatici» al punto che questa decisione è stata rivista dalla task force ministeriale solo nella scorsa settimana, come riporta il quotidiano “Avvenire” in un articolo datato 19 marzo 2020, in seguito alle proteste degli operatori sanitari. Dal Governo è quindi arrivato il via libera a effettuare tamponi anche su tutti i medici e gli infermieri che sono in prima linea a stretto contatto con i pazienti positivi e rischiano quindi di diffondere il virus. Rimangono comunque delle perplessità, poiché non mancano informazioni in merito alla mancata esecuzione dei test su numerosi operatori sanitari, tra cui i radiologi, o sull’utilità di una simile misura ora che l’infezione è diventata endemica, come riferito da Giorgio Palù, professore di virologia e microbiologia dell’Università di Padova e professore aggiunto di Neurosciences and of Science & Technology presso la Temple University di Philadelphia (Usa).

Elisa Barchetta

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