Ernesto Prandi racconta Mario Manera

Giugno 4, 2020 0 Di Redazione

Ex calciatore professionista classe 1948 con le maglie (in ordine cronologico) di Melegnanese, Brescia, Cagliari, Genoa, Piacenza e Pro Piacenza, fra serie A e serie C partendo dai dilettanti, Mario Manera è il protagonista di un nuovo libro al confine fra storia sportiva e storia dell’ Italia contemporanea: “Mario Manera, Una vita da campione” (Edizioni Comunità Casa del giovane Pavia) di Ernesto Prandi. Il libro, per le note ragioni che non si staranno ancora una volta a ripetere, è stampato ma attende il momento giusto per essere presentato: forse a fine estate a Bascapè, quando si presume – anzi ci si augura – che mascherine e quarantene varie si saranno ridotte ancora più di adesso. Nato da due anni circa di ricerca, il volume segue la biografia personale e sportiva di Manera dalla metà degli anni Sessanta fino all’alba degli Ottanta, quando sarà retorico dirlo ancora, “si chiuse un’epoca”.  Quella di un calcio già pienamente immerso in uno scenario di business, di interessi, di fanatismo globale ma, basti pensare questo, ancora senza nessuno sponsor impresso sulle maglie e senza un solo straniero tesserato fino al 1980 . Senza anticipare troppo del contenuto del volume l’autore Ernesto Prandi, residente a Bascapè, conosciuto per essere apprezzata firma de “Il Melegnanese” e ricercatore di storia locale collaboratore di don Cesare Amelli, svela la linea narrativa tenuta nel corso delle pagine:”è una storia sportiva ma non solo – così Prandi – attorno alle vicessitudini del “Mario”, che fu nel Cagliari di Gigi Riva e Manlio Scopigno, poi nel Genoa e nel Piacenza che a metà anni Settanta importarono in Italia alcuni aspetti del “calcio totale” olandese stravolgendo i nostri moduli piuttosto statici, c’è la storia di un paese. E forse non solo di un paese inteso come Bascapè, il luogo dove Manera ha sempre vissuto e dove ha fondato la sua famiglia, ma di una nazione intera come l’Italia. La carriera del nostro eroe locale si colloca in una società italiana in rapido divenire, che per Bascapè e per me in prima persona significò ad esempio la nascita della condizione giovanile: prima degli anni Sessanta in Italia e un pò anche fuori non esistevano i giovani, a diciotto anni ti mettevi la cravatta e andavi a lavorare, o se eri agricoltore eri esentato dalla cravatta ma non dal lavoro a quell’età. I giovani nacquero nei Sessanta, con le canzoni rock, i Beatles, e con l’atteggiamento di calciatori anticonformisti come il Mario”.

Emanuele Dolcini

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