Melegnano ricorda il “venerabile” Carlo Bascapè’

Ottobre 13, 2020 0 Di Redazione

Via Bascapè, a Melegnano sotto le finestre di palazzo Broletto, non porta questo nome perchè “di lì si va a Bascapè”, borgata dell’alto pavese a circa sette km, ma perchè ricorda la figura di Giovanni Francesco Bascapè, in religione Carlo, personaggio di primo piano non solo nella nostra storia locale ma in quella della Chiesa cattolica moderna. In particolare durante la fase decisiva che segue lo riforma protestante (1517) e la spaccatura dell’unità religiosa dell’Europa occidentale. Essendo vissuto il melegnanese Carlo Bascapè, vescovo di Novara per 23 anni, fra il 1550 e il 1615, l’anno che si sta quasi per concludere viene a dirci un anniversario netto. Sono 470 anni dalla nascita, e per questa ragione sabato 24 ottobre, dalle 9.30 alle 12 la Comunità pastorale “Dio Padre del Perdono” di Melegnano gli dedica un convegno che durerà l’intera mattinata (sede la basilica della Natività di San Giovanni Battista). Giovedì 22 ottobre, come molti melegnanesi già sanno, sarà il vescovo di Novara Giulio Brambilla, successore del Bascapè, a presiedere la messa solenne presso la basilica con inizio alle 21. Due giorni dopo il convegno con la partecipazione di monsignor Marco Navoni della Veneranda biblioteca Ambrosiana, padre Filippo Lovison dell’ordine dei Barnabiti (o dei Chierici regolari di San Paolo, lo stesso del Bascapè), infine don Mario Perotti, professore di storia della Chiesa ed ex direttore dell’Archivio diocesano ambrosiano); introduce don Mauro Colombo. Carlo Bascapè si chiamava in realtà Giovanni Francesco – il nome Carlo lo assumerà in onore di San Carlo Borromeo – ed era nato a Melegnano a metà esatta del XVI secolo, discendente dalla famiglia feudataria dell’attuale Bascapè, nome derivante dal latino “Basilica Petri”. Studiò a Pavia (dove pare fosse uno dei pochissimi studenti che rifiutava di girare armato, nda) e venne ordinato prima sacerdote secolare, poi regolare barnabita. Dal 1578 al 1584 fu coadiutore e segretario di Carlo Borromeo – non ancora santo ovviamente ma “solo” arcivescovo di Milano – e quell’esperienza lo segnerà per sempre. Aiutò a governare la Chiesa ambrosiana anche grazie alle proprie competenze giuridiche, risolvendo complessi conflitti di competenza con le autorità spagnole all’epoca insediate nel capoluogo lombardo. Nel 1593 il Bascapè aveva 43 anni e fu nominato guida della diocesi di Novara. Quando entrò nella città (il che all’epoca era cosa rara, visto che i vescovi non risiedevano in loco ed una delle motivazioni della rottura di Lutero con Roma fu proprio questa, nda) i novaresi pensavano che sarebbe rimasto solo qualche mese. Invece durò 23 anni, e fece due visite pastorali di tutto il territorio assegnatoli, che arrivava fino all’attuale Val Formazza: impiegò sedici anni in tutto. Quando morì aveva fondato cinque seminari, il Monte di Pietà e l’Ospizio degli orfani di Novara. Poco dopo la morte si iniziò una causa di beatificazione, che tuttavia risulta attestata alla qualifica di “venerabile”. 

Emanuele Dolcini

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