Davide Foti, medico specializzando rianimatore da 110 e lode

Novembre 23, 2020 0 Di Redazione

Il giovane medico di Riozzo racconta a Melegnano Web Tv la sua esperienza in questo particolare momento 

Dopo aver conseguito la maturità al Liceo Scientifico “Benini” con 100 e lode, quali ragioni ti hanno indotto a scegliere Medicina?

<In realtà, ero molto indeciso, restare in ambito scientifico, ma con diverse opzioni. Da un lato, la chimica e le biotecnologie, facoltà alla quale mi sono iscritto, inizialmente, per poi cambiare idea, dati gli esigui sbocchi professionali. L’idea di fare ricerca con un lavoro stabile, ha fatto sì che mi orientassi verso medicina. Sono stato mosso dall’interesse per le discipline scientifiche e la missione umanitaria. Poi, avendo avuto un padre medico e una madre infermiera, ho sempre vissuto l’ambiente dell’ospedale in modo familiare>.

Attualmente sei specializzando, al terzo anno, in anestesia e rianimazione: in cosa consiste, realmente, il tuo lavoro?

<Vorrei precisare che la figura di anestesista rianimatore si riassume in una sola persona. È una figura che interviene a mantenimento delle funzioni vitali, in situazioni critiche a tal punto, da necessitare un supporto farmacologico e legato a macchinari, che non si trova(no) in altri reparti. Il paziente è monitorato 24 ore su 24. In sala operatoria, siamo la figura che, attraverso l’anestesia, consente l’integrità ed il mantenimento delle funzioni vitali, sotto intervento>.

Il modo in cui si ricorre a Voi, specializzandi, per sopperire alla già nota carenza di specialisti, esacerbata dalla pandemia, quali ripercussioni ha sulla tua vita lavorativa?

<Coniughiamo la formazione accademica con un’altra, che avviene in reparto. Il nostro monte ore è equiparato a quello di un medico strutturato; oltre alle ore di didattica frontale, al momento sospese. Siamo seguiti dai medici più anziani, che ci insegnano il mestiere, anche se il carico di lavoro non sempre ce li “lascia” per un confronto. Dobbiamo, quindi, essere autonomi. Siamo in notevole carenza, in termini di personale. Si ricorre alla figura dello specializzando, come sostitutiva di un medico strutturato. Purtroppo, questi aspetti vanno a detrimento del percorso di formazione. Il nostro monte ore è eccessivamente elevato, senza che vi sia un proporzionato adeguamento del compenso economico (borsa di studio, ndr) il che è ulteriormente svantaggioso>.

Alla luce di quanto hai detto, quali miglioramenti pensi che si potrebbero realizzare, sia per te, sia dal punto di vista del Sistema sanitario nazionale?

<Il Covid ci accompagnerà ancora per del tempo. Nell’ultimo anno, il numero di posti disponibili (in termini di borse) è aumentato, in tutta Italia, anche se vedremo questo effetto soltanto nei prossimi anni. A livello generale, bisognerebbe “mettere in pausa” il percorso di specializzazione, facendoci assumere con contratto a tempo determinato “ad hoc”, per la pandemia. In questo modo, noi saremmo costantemente disponibili, pur senza modificare la nostra imprescindibile formazione. Quest’ultima fa sì che la figura professionale acquisisca le competenze per diventare specialista: se rimaniamo indifferenti davanti a ciò, rischiamo di svalutarla. In ultima analisi, il fatto di lavorare esclusivamente in merito al Covid sarebbe di ostacolo; per noi, ma anche per tutti gli altri medici specializzandi, che rischiano di svolgere mansioni non del tutto coerenti con la loro professione>.

Stefano Chiesa

Condividi