La storia di Alberto Napoli, ingegnere aerospaziale melegnanese
Gennaio 12, 2021Dopo due lauree al Politecnico di Milano, satelliti e elicotteri, passando per l’America
Parlaci della tua scelta universitaria e delle motivazioni che ti hanno portato ad intraprendere questo percorso.
<Al termine del Liceo Scientifico “Benini” nel 2009, non è stato semplice decidere. Ho scelto Ingegneria perchè legata alle materie scientifiche e ad aspetti applicativi e tecnologici. Inoltre, gli ambiti aeronautico e spaziale rappresentano, ancora oggi, due delle frontiere più “estreme”, l’uomo non è naturalmente predisposto a volare o a vivere nello spazio; eppure, grazie alla tecnologia, è in grado di farlo. L’aerospazio è anche “l’industria del vaggio” per eccellenza. Con un volo, possiamo visitare un nuovo continente e incontrare nuove culture, con un satellite possiamo avere immagini di un pianeta lontanissimo. Il “Viaggio” ci consente di realizzare che siamo parte di qualcosa di molto più grande di noi stessi>.
Riguardo ai tuoi studi, dall’inizio alla tesi
<L’aerospazio è un ambito fortemente interdisciplinare: il “sistema satellite” o “aereo” è costituito da vari sottosistemi complessi, che devono interagire e lavorare in sinergia. Il mio percorso accademico al Politecnico di Milano, iniziato con Ingegneria Aerospaziale (triennale, ndr) e, poi, con Ingegneria Spaziale (magistrale, ndr), si è concluso con una tesi negli Usa, dove ho svolto un programma di ricerca interdisciplinare presso l’Oklahoma State University. Qui, mi sono occupato di combustibili solidi per applicazioni spaziali (razzi o propulsori), studiando un metodo per valutare quale sistema di produzione di queste miscele potesse consentire migliori prestazioni propulsive. Oltre alla sfida della ricerca stessa, è stato anche molto importante vivere e confrontarsi con una cultura diversa dalla nostra ed esplorare le bellezze e le contraddizioni degli Usa>.
E invece, riguardo alla tua professione, in evoluzione nel tempo?
<Dopo la laurea, ho inizialmente lavorato a Milano, per un’azienda che progetta e costruisce satelliti; in seguito, in una storica azienda aeronautica di Varese, leader del settore. Nel mio dipartimento (Product support sngineering, ndr), supportiamo le operazioni dei clienti di tutto il mondo che volano con i nostri elicotteri eliambulanze, trasporto passeggeri, Vip, i velivoli sono, infatti, molto complessi e richiedono costante manutenzione e la risoluzione rapida di problemi tecnici articolati. Questa posizione “ibrida” e interdisciplinare è molto interessante, poiché consente di unire l’aspetto tecnico dell’ingegneria alla gestione dei rapporti interpersonali>.
Qual è la sfida che l’industria aerospaziale dovrà affrontare nei prossimi anni? In che posizione si colloca l’ Italia?
<I servizi forniti dall’industria aerospaziale sono vitali per la nostra società interconnessa, basata sul continuo scambio e movimento di persone, merci, telecomunicazioni, e saranno sempre più richiesti. Per questo motivo, è assolutamente indispensabile progettare la crescita di questo settore, in modo da minimizzare il suo impatto ambientale. E’ una grande sfida, che richiederà ingenti sforzi tecnologici: alcune aziende si stanno già muovendo e il primo aereo a “zero emissioni” potrebbe essere già disponibile per il 2035. L’Italia ha sempre avuto un ruolo, tra i pionieri del settore: basti pensare che l’ Italia è stata la terza nazione dopo Usa e Urss ad aver lanciato un satellite in orbita. E anche oggi, è caratterizzata da eccellenze, realtà giovani e aziende leader mondiali. Abbiamo, quindi, una tradizione consolidata e offriamo un terreno fertile”per competere con i più competitivi giganti del settore>.
Stefano Chiesa