Cinema.
Nasce da una lettera il progetto di Nel mio nome: la lettera di un figlio al padre che da coming out si è trasformata in un percorso di complicità. Fortunatamente per noi, il padre in questione è Nicolò Bassetti, documentarista da sempre attento all’identità dei luoghi (suo il documentario Magnifiche sorti e il “progetto di narrazione urbana” Sacro Gra, alla base dell’omonimo film di Francesco Rosi vincitore del Leone d’oro alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia) che ha saputo volgere il suo interesse verso una questione identitaria che reclamava a viva voce un nuovo tipo di narrazione, tenera e matura al tempo stesso, in grado di smontare gli stereotipi e le morbosità legate alla transessualità.
Bassetti centra l’obiettivo (conquistando anche l’ammirazione di Elliot Page) seguendo per due anni quattro amici nel periodo della loro transizione e organizzando in sei mesi di montaggio un racconto delicato, affettuoso e genuino. Raffaele, Andrea, Leonardo e Nicolò (le loro età comprese tra 23 e 33 anni) si aprono allo sguardo deciso ma sempre rispettoso di Bassetti, lasciando che la macchina da presa si inserisca nei loro spazi condivisi, nelle loro case durante le videochiamate (ricordi da una pandemia che ha stretto ancor di più le maglie di una gabbia esistenziale), nei loro sogni e nelle loro aspettative.
Non c’è voyeurismo e non c’è malizia nelle inquadrature: Bassetti sa coniugare perfettamente le sue esigenze narrative con quelle umane dei protagonisti, mai fa un passo di troppo, mai attua una forzatura. Si pensi al pudore della scena in cui Andrea e Nico si passano una spugna sul petto per sensibilizzare la zona dopo l’operazione, girata in campo medio con un unico take (solo uno stacco sull’asse per dare dinamica emotiva): il regista ha raccontato di aver posizionato la camera e di essersi allontanato per non essere percepito come elemento intrusivo in un momento così intimo. È poi assai significativo il fatto che abbia deciso di ascoltare i ragazzi lasciando l’iniezione di testosterone fuori campo. Nel mio nome infatti non è tanto un film sui corpi quanto una narrazione del nostro corpo sociale, catturato in un momento storico di enorme cambiamento che rischia di lasciare indietro qualcuno.
Opere come quella di Bassetti sono ora essenziali per raccontare nella giusta prospettiva questo mutamento, per imparare a guardarlo, questo corpo sociale, e a capirlo. Al di là dei pregiudizi, al di là delle etichette. A tal proposito è importante anche il messaggio portato dal titolo del film, in cui si evince il senso inclusivo (“Tutto ciò che è racchiuso, compreso nel mio nome”) della scelta del proprio nome attuata dai ragazzi: pur in un contesto di gruppo e di amicizia, neanche per un istante si abbandonano le loro individualità.
Ciascuno di loro ha una passione che lo caratterizza, in cui si riconosce e che diventa un supporto nei momenti difficili. Mentre Nic ama perdersi in “spazi in transizione” perché in essi vede rispecchiata la sua continua trasformazione, Raffi dipinge di rosa la sua biciletta creando un ironico cortocircuito con i pregiudizi dell’universo cisgender; se Andrea non si separa mai dalla sua Olivetti rossa con cui scrive storie dall’età di otto anni, Leo realizza un podcast (esiste davvero e si intitola come il film: ascoltatelo!) per raccontare dall’interno gioie e dolori del cambiamento.
È da sottolineare infatti che il film indaga in profondità tanto gli aspetti problematici del cammino dei suoi protagonisti (esemplare il caso di Nicolò, con le difficoltà legate al cambio di nome sui documenti per potersi sposare con la compagna, ma non si dimentichino tutti i loro racconti sui difficili momenti dell’infanzia e dell’adolescenza) quanto la felicità di potersi finalmente vedere come si è sempre voluti essere, di potersi riconoscere nello specchio quando spuntano i primi peli di barba: l’entusiasmo di Nicolò mentre prova a spiegare alla futura moglie cosa prova riempie il cuore.
Nel mio nome è un canto alla libertà, un’ode alla possibilità e al dovere di essere sé stessi, di non tradirsi, di scegliersi.