
Melegnano ricorda il giudice Paolo Borsellino
Luglio 19, 2022Oggi nel parco a lui dedicato la commemorazione per il trentennale della scomparsa del giudice Paolo Borsellino, assassinato il 19 luglio 1992. Alla presenza del sindaco di Melegnano Vito Bellomo, di quello di Trezzano, Fabio Bottero presidente dell’associazione Avviso Pubblico e di gran parte della giunta comunale con il vice sindaco Simone Passerini, gli assessori Serena Mazza, Cristiano Vailati e Lorenzo Pontiggia, oltre al presidente del consiglio comunale Silvana Palma e al consigliere di Forza Italia, Rocco Tripodi, si è tenuta la cerimonia di commemorazione che ha visto proprio il consigliere Tripodi intervenire sul delicato tema della mafia, seguito poi dal vice sindaco Simone Passerini: <Il momento della memoria che deve essere sempre indelebile in tutti noi – le parole di Passerini – trentanni fa la storia d’Italia cambiava in via D’Amelio, ma il sacrificio del giudice Borsellino e delle donne e uomini della scorta non è stato vano. Ha permesso a tanti giovani di ribellarsi a chi, la mafia, ha avuto l’arroganza di uccidere per dimostrare la sua forza. Forza messa in crisi da una moltitudine di giovani e meno giovani che ancora oggi portano fieri il ricordo del giudice Borsellino.
Un Uomo che è andato incontro ad un destino scritto con la determinazione di chi stava dalla parte giusta della storia. La cultura della legalità era il suo credo, ed oggi deve essere il nostro, in ogni gesto quotidiano, sia esso politico, di lavoro, nella famiglia>. Concetti ribaditi anche nel toccante intervento di Silvana Palma: <Il 19 luglio 1992, in un caldo pomeriggio siciliano un assordante boato interrompe la quiete domenicale di via D’Amelio a Palermo, un’autobomba carica di tritolo esplode e uccide barbaramente il Giudice del pool antimafia Paolo Borsellino e con lui perdono la vita i 5 uomini della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Sono trascorsi solo 57 giorni dalla strage di Capaci in cui Paolo Borsellino ha perso il suo caro amico fraterno e collega Giovanni Falcone. Insieme hanno donato e sacrificato la loro vita nella lotta dello Stato alla mafia. Con coraggio, determinazione, prestigio e professionalità i due magistrati hanno inferto durissimi colpi alla mafia, svelandone organizzazione, legami, attività illecite, pur essendo consapevoli e memori della triste sorte che la stessa mafia aveva riservato ad altri uomini di Stato che la mafia l’hanno combattuta sul campo pagando il loro impegno con la vita; definendosi, loro stessi, “morti che camminano”. Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera: facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che impongono sacrifici: rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro), collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere, anche dentro le aule di giustizia, troncando immediatamente ogni legame di interesse, anche quelli che ci sembrano innocui, con qualsiasi persona portatrice di interessi mafiosi, grossi o piccoli, accettando in pieno questa gravosa e bellissima eredità di spirito” sono queste le parole pronunciate da Borsellino nel discorso alla Veglia per Falcone a Palermo il 20 giugno 1992. Paolo Borsellino era un uomo che serviva lo Stato con onore, che amava la sua Patria e difendeva la sua terra, la Sicilia, sapeva che sarebbe morto, ma che nonostante tutto è rimasto al suo posto. Lavorò fino all’ultimo giorno per le indagini contro cosa nostra, in trincea, con passione, impegno e amore per la giustizia e legalità; ideali per lui imprescindibili da perseguire con la consapevolezza di dover rinunciare a tutto. Non aveva paura di difendere e portare avanti, sempre a testa alta questi ideali e, ignobilmente, per questo è stato barbaramente ucciso. Ha scelto di morire anziché rinunciare, difatti sosteneva “È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.” La sua vita ed il suo sacrificio non sono stati vani il maxi processo cominciato a febbraio 1986, è terminato il 30 gennaio 1992 con 19 ergastoli, 2.665 anni di carcere per i principali boss di cosa nostra: Finalmente il mondo vedeva la mafia dietro le sbarre e condannati centinaia di mafiosi.
La sua vita ed il suo sacrificio devono essere la guida, l’esempio a noi pubblici amministratori, le fondamenta e le ragioni del nostro impegno al servizio della Nazione. La mafia, purtroppo, non è stata ancora definitivamente sconfitta perciò è necessario tenere sempre la guardia alta e l’attenzione vigile da parte di tutte le forze dello Stato, della società civile e della politica. Perché la politica ha una grande responsabilità nella lotta alla criminalità organizzata e alla mafia: l’intransigenza di chi rappresenta le Istituzioni nelle Amministrazioni locali è l’unico antidoto alla corruzione, al malaffare e al veleno dell’infiltrazione mafiosa. Ed è proprio dai giardini che la città di Melegnano ha voluto intitolare nel 2012 a Paolo Borsellino che vogliamo rinnovare l’impegno a vigilare sul rispetto della legalità e della trasparenza amministrativa, lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e lo continueremo a fare affinché prevalgano i valori dell’onestà, della correttezza ed il rispetto dei principi che fondano la nostra democrazia, contro qualsiasi forma di violenza, di sopruso e di sopraffazione da parte delle organizzazioni mafiose. Questo impegno è l’unico modo per onorare la memoria di Paolo Borsellino>. Infine il sindaco Vito Bellomo ha ricordato che, rispetto al passato, lo Stato da quel momento si è ribellato anche grazie al coraggio di tanti giovani che non hanno più voluto accettare i soprusi della mafia.
Andrea Grassani