A Mediglia nel Giorno della Memoria, il pittore Alberto Mesiano fa da cornice al ricordo dell’ olocausto

A Mediglia nel Giorno della Memoria, il pittore Alberto Mesiano fa da cornice al ricordo dell’ olocausto

Gennaio 26, 2023 0 Di Redazione

Il “Giorno della Memoria” venerdì sera alle ore 21.00 verrà ricordato anche
dall’assessorato alla cultura di Mediglia in collaborazione con l’A.n.p.i. Mediglia-
Pantigliate presso il Teatro Polifunzionale in Piazza Martiri delle Foibe a Bettolino.
Una serata sul tema della Shoah attraverso i brani musicali suonati dal pianista
Nicola Morganti, le storie lette dalla professoressa Sabina Di Nunno e dalle canzoni
della soprano Maria Gambardella. A fare da cornice agli interventi i quadri del
pittore Alberto Mesiano. Di fama internazionale, Mesiano vive a Pantigliate ma dal
2015 ad oggi ha portato le sue opere in tutto il mondo: dal Louvre di Parigi a Miami,
da Berlino a Rio de Janeiro.
Come nasce la tua passione per la pittura?
La passione per la pittura nasce nell’adolescenza, quando ho iniziato a capire cosa
succedesse intorno a me, mi sentivo schiacciato e usato da quelli più forti che non
usavano la parola ma le mani. Così ho iniziato descrivendo ciò che vedevo con le
immagini, riportando la sensazione di un giorno normale su un foglio.
Quali sono gli artisti ai quali ti sei ispirato nel corso della tua carriera artistica?
Premetto che amo tantissimi artisti e molti di essi sono per me delle pietre miliari
sulla strada dell’arte. Ma io prediligo gli artisti cosiddetti dannati, coloro che
mettono su tela il loro dolore dandola in pasto al mondo.
Guardando le tue opere si nota chiaramente come i colori, spesso accesi,
diventano protagonisti. Perché questa scelta artistica?


I colori accesi danno vita a delle storie a volte dolorose che altrimenti sarebbero in
bianco e nero, cupe. Il colore, che utilizzo per le mie opere che raccontano storie
dolorose, cerca di dare un po’ di speranza e un velo di privacy.
Hai portato i tuoi quadri in tutto il mondo, dal Louvre di Parigi a Miami, da
Berlino e Rio de Janeiro. Raccontaci cosa vuol dire allestire una mostra all’estero
per un artista italiano che parla del sociale.
Ogni volta che sono invitato ad esporre ad una mostra è un grande onore, ma
soprattutto quando mi invitano all’estero. Questo significa che ci tengono al mio
stile e ai miei temi. All’estero è più facile essere accettato e certi temi, come ad
esempio la violenza sulle donne, sono molto più sentiti e cercano di essere complici
della battaglia. Tre anni fa a Parigi sono stato premiato con il quadro “Mission” che
parla della guerra in Siria, due anni fa sono stato premiato a Berlino con una
medaglia per un’opera fatta sulla storia di una donna intitolato “Amore criminale”
poi l’anno scorso a Roma, una associazione norvegese, “ArtCom Expo International”
mi hanno conferito il premio Eccellenza nell’arte per il mio lavoro sociale.

Molti quadri si legano alle tematiche dell’attualità: amore, guerra,
immigrazione. Sembra che ogni tuo quadro, oltre ad essere guardato possa essere
letto…
Le mie opere sono tutte storie vere, dove ho voluto quasi sempre conoscere i
protagonisti, raccogliendo la loro testimonianza. Le loro storie, nel momento della
realizzazione dell’opera, sono state oggetto di pianti, di ripensamenti, di confidenze
inconfessabili, insomma, di grande dolore. All’interno di ognuna di queste opere non
c’è solo il colore ma lacrime di entrambi e di tante emozioni. Un pubblico attento
riesce a penetrare in ognuna di queste tele e leggerne la storia.
Di recente le tue mostre sono state da supporto alle iniziative contro la
violenza sulle donne, l’ultima quella dedicata al valore della donna al castello
Mediceo di Melegnano. Perché la scelta di affrontare attraverso la pittura questo
tema così delicato?


Tutto iniziò quando una mia modella, durante una posa, è scoppiata in lacrime e mi
ha confidato di essere stata abusata. Da lì è nato il suo dipinto intitolato “Donna”
esposto al Louvre di Parigi. La sua rassegnazione mi aveva sconvolto e ho deciso che
tutti dovevano sapere cosa fosse successo dando dei nomi veri e mettendo alla luce
le sofferenze. Purtroppo, la mia collezione è cresciuta e non ha fine, ma continuerò a
raccontare e spero che in qualche modo moralmente risarcite. Io lotto per loro.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho due progetti già in essere: uno è la “Panchina Itinerante”, la mia panchina-
scultura che continua a girare il mondo. L’altro invece si chiama “Signora S”,
progetto che sostiene le donne che soffrono di tumore. Sto raccogliendo foto di volti
di tante donne, che sostengono e danno “forza” a questo tema. Un altro progetto
molto interessante è sull’omofobia, però è molto più ardito e difficile da affrontare,
soprattutto in Italia, che verrà sviluppato prossimamente.

Eleonora Marino

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