“Ci Vogliono più ore di storia negli istituti”. Gli allievi del CFP Afol di San Donato Milanese incontrano l’On. Emanuele Fiano per capire la shoah

“Ci Vogliono più ore di storia negli istituti”. Gli allievi del CFP Afol di San Donato Milanese incontrano l’On. Emanuele Fiano per capire la shoah

Febbraio 2, 2023 0 Di Redazione

«È stato un incontro significativo, perché abbiamo capito meglio come era difficile e
brutto vivere in quel periodo e non poter più andare a scuola da un giorno all’altro.
Noi siamo fortunati perché abbiamo libertà e diritti, oltre ai doveri. Non sappiamo
come l’onorevole sia riuscito a raccontare il profondo dolore che ha vissuto la sua
famiglia, ha avuto molto coraggio e siamo contente che si sia offerto per raccontare
a tutti noi la vita di suo padre». Questa è la testimonianza di alcune allieve del
centro di formazione professionale Afol di San Donato Milanese che lo scorso 27
gennaio hanno partecipato ad un incontro con l’onorevole Emanuele Fiano e alcune
scuole del territorio milanese in occasione della Giornata della Memoria. Gli allievi
hanno raggiunto il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano ed hanno potuto
ascoltare la storia della famiglia dell’ex onorevole Emanuele Fiano e di suo padre
Nedo, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz.


Colpiscono le parole di Emanuele Fiano, quando racconta l’indifferenza di chi ha
girato la testa dall’altra parte non appena furono pubblicate le Leggi Razziali che
divisero un popolo da un altro. Il 1938 fu l’anno in cui tutti si voltarono dall’altra
parte per un ordine calato dall’alto, un ordine che aveva cancellato la fiducia tra
uomini che fino al giorno prima collaboravano. Le Leggi Razziali, che avevano tolto
tutto alla famiglia Fiano; fino a cancellarla del tutto con lo sterminio al quale solo
Nedo sopravvisse. Trema la voce dell’onorevole Fiano quando racconta di come si
sparse fra le persone di origine ebraica la voce dei rastrellamenti e delle
incarcerazioni. È un pugno nello stomaco il momento in cui l’onorevole Fiano dice:
«Mio padre fu messo nel Kommando Canada, sui binari che arrivavano ad
Auschwitz, e aveva l’incarico di prendere le valigie degli ebrei che arrivavano al
campo e svuotarle per ripulirle, prendere denaro, gioielli e oro per finanziare la
guerra del Reich. Ma era un posto fortunato, perché gli ebrei di quel Kommando
potevano mangiare il cibo che i deportati avevano nelle valigie –. e aggiunge – Mio
padre vide bambini lanciati in aria per essere uccisi col tiro al bersaglio e quando
arrivavano troppi ebrei e i tedeschi non riuscivano a eliminarli tutti nelle camere a
gas li uccidevano sul posto e poi accatastavano i corpi e davano loro fuoco con la
benzina e in quel fuoco vide gettati vivi anche i disabili».
La narrazione è intensa e la mente può solo tentare di immaginare quanto ascoltato,
ma nessuno che non abbia vissuto da vicino qualcosa di simile può anche solo
lontanamente immaginare. «Mio padre fu liberato a Buchenwald – conclude Fiano –
dopo essere stato spostato in tanti altri posti. Era l’11 aprile del 1945 e mio padre
era in una delle baracche, con una setticemia, quando a un certo punto ha visto

un’ombra stagliarsi nella luce della porta. Riconobbe un soldato americano, allora
strisciò sui gomiti fino ai suoi piedi e gli abbracciò le gambe. Mi ha sempre
raccontato del profumo che sentì in quel momento, qualcosa che non aveva più
sentito perché ormai circondato solo dall’odore della morte. Era il profumo del
sapone Lifebuoy, un sapone americano. Mio padre uscì dal campo che pesava 36 kg.
Poi venne curato dagli americani con farmaci e antibiotici. Ma una volta tornato a
casa ha mantenuto per anni il silenzio su quanto aveva vissuto. Però da allora mio
padre ha sempre comprato quel sapone».
Abbiamo chiesto all’onorevole Fiano cosa significasse per lui portare avanti oggi la
testimonianza di suo padre Nedo e cosa occorrerebbe fare per coinvolgere
maggiormente i ragazzi di oggi: «Cercare di far sì che questi ragazzi non siano
indifferenti rispetto a ciò che li circonda, nel bene e nel male, perché la lezione che
dobbiamo trarre dalla Shoah è che ciò che accadde fu possibile perché vi furono
troppi indifferenti rispetto a quei crimini. Ci vogliono più ore di storia negli istituti
superiori che oggi sono ristrette a due alla settimana per permettergli di distillare
dalla storia del Novecento la lezione della Storia, che quando si restringono le libertà,
quando si illudono le persone che questa restrizione delle loro libertà potrà
migliorare la loro situazione qualcosa di terribile sta accadendo; si prepara il terreno
fertile per la discriminazione, il razzismo e la violenza. Bisogna avere più tempo a
scuola per spiegarglielo e bisogna moltiplicare occasioni come questa».
Elisa Barchetta

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