
Il caso dell’ex comandante Barbato finisce in parlamento
Luglio 6, 2023Mentre si attendono le motivazioni della sentenza di assoluzione, che dovrebbero essere depositate al
Tribunale di Milano il prossimo 12 luglio, l’ex Comandante dei vigili di Milano Antonio Barbato trasmette gli
atti della sua vicenda processuale all’onorevole Igor Iezzi e chiede un’interrogazione parlamentare al
ministro Carlo Nordio. «La vicenda riguarda l’affidamento da parte della Procura di Milano delle indagini
sulla mia persona per frode nelle pubbliche forniture e falso ideologico – dichiara in un comunicato stampa
Barbato – ma risulta evidente che l’attuale comandante della Polizia Locale di Milano Marco Ciacci ha un
marcato conflitto d’interessi che ha condizionato in negativo le indagini sul mio conto». Un’altra vicenda
affrontata nell’interrogazione è l’utilizzo anomalo delle intercettazioni telefoniche a carico di Barbato
effettuate dalla Polizia Locale di Milano. Barbato ha subito una condanna di tre anni e nove mesi, poi
ribaltata dalla seconda sezione penale della Corte d’Appello “perché il fatto non sussiste”.
Barbato era stato allontanato dalla polizia locale nel 2017 dopo che il suo nome era finito negli atti di
un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia sugli affari di presunti referenti e imprenditori legati al
clan mafioso dei Laudani. Nelle carte c’erano passaggi degli incontri tra Barbato e l’ex sindacalista
Domenico Palmieri per fare pedinare un delegato della Cisl, “rivale” dell’ex numero uno della ghisa. Da quel momento Barbato fu destinato ad un altro incarico, iniziando una lunga battaglia con il comune e il sindaco
Beppe Sala, che aveva scelto Marco Ciacci come suo successore.
Nell’Aprile 2022 fu condannato a 3 anni e 9 mesi di reclusione per falso ideologico e frode nelle pubbliche forniture, per non aver mai realizzato dei video promozionali per una campagna nazionale sulla sicurezza stradale, nel 2015. Barbato è stato assolto “perché il fatto non sussiste”, una comune formula usata quando il giudice ritiene che il reato imputato non abbia trovato riscontro nel dibattimento e che, in sintesi, manchino le prove.
Eleonora Marino